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Le grandi conquiste della nanotecnologia

NanoTech

Se soltanto ci mettessimo a riflettere un attimo su quanti passi da gigante abbiamo compiuto nell’ultimo secolo a livello di sviluppo e progresso tecnologico, vengono i brividi; basterebbe soltanto ricordare le tecniche rudimentali e spartane utilizzate in medicina, chimica ambientale, ingegneria, meccanica, informatica, e tanti altri settori ancora, per capire quanto sia stato fondamentale l’avvento della nanotecnologia.

Gordon Earle Moore, un imprenditore statunitense del settore informatico, già nel 1965 aveva previsto che il numero dei transistors presenti in un microchip sarebbe raddoppiato circa una volta all’anno per i successivi 10 anni almeno; ebbene, non si sbagliava affatto. Quello che è avvenuto è in pratica un passaggio da un qualcosa di più grande ad un qualcosa di molto più piccolo o infinitesimale, per dirla in parole povere; oggi non si ragiona più in scala come eravamo abituati un tempo, ma in nanoscala, ovvero a livelli molto ma molto più capillari, e grazie a ciò siamo arrivati a livelli che rasentano la perfezione.

Quando si iniziò a parlare di nanotecnologia?

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La prima volta che si iniziò a parlare di nanotecnologia, anche se in realtà non si conosceva ancora nulla su questo misterioso mondo, fu nel 1867, quando il fisico e matematico scozzese James Clerk Maxwell propose un esperimento mentale chiamato Demone di Maxwell, ossia un congegno capace di agire in scala microscopica su singole particelle, provocando in esse cambiamenti in scala macroscopica. Fu poi agli inizi del ventesimo secolo che le teorie di James Clerk Maxwell tornarono ad essere discusse ed analizzate, ed a tal proposito si rivelò decisivo il contributo dato dal chimico austriaco Richard Adolf Zsigmondy.

Fu proprio l’eminente chimico austriaco ad assegnare per la prima volta un valore ad una nanoparticella, coefficiente che egli stesso identificò in 1 milionesimo di millimetro, e da quel momento in poi…apriti cielo! Si è dovuti arrivare alla fine degli anni 60 per trovare qualcun altro che riportasse in auge questo tema, e fu il fisico statunitense Richard Phillips Feynman a farlo durante un suo convegno presso la Società di Fisica Americana; celebre è infatti la sua espressione: c’è un sacco di spazio giù in fondo, riferendosi proprio alla possibilità di manipolare atomi e molecole in nanoscala.

Gli enormi progressi della medicina

Probabilmente, insieme con l’industria aerospaziale, la medicina è uno dei settori in cui i progressi ottenuti grazie alla nanotecnologia sono più visibili, ma oggi quasi non ci si fa più caso; tanto per fare un esempio, i cosiddetti agenti di contrasto per imaging cellulare, che molte persone forse non sanno neppure cosa siano, ma che fanno parte di tutta una serie di procedimenti terapeutici volti alla cura del cancro, vengono elaborati aggiungendo delle funzionalità ai nanomateriali che vanno poi ad interfacciarsi con molecole o strutture biologiche modificandone le proprietà.

Grazie alla nanotecnologia è possibile oggi somministrare farmaci a cellule specifiche, ciò vuol dire che si può intervenire su una o più cellule in particolare grazie alle nanoparticelle, cosa che consente di evitare che tutto l’organismo soffra per eventuali sovradosaggi di un farmaco. Si potrebbe parlare addirittura di medicina ad personam, un qualcosa che non solo riduce i costi del trattamento, ma che allo stesso tempo evita al paziente di imbottirsi di farmaci facendo soffrire inutilmente le parti del corpo non interessate dalla patologia.

I settori in cui viene utilizzata sono sempre più

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Medicina, Chimica farmaceutica, Agricoltura, Chimica ambientale, Energia, Informazione, Comunicazione, Industria (in tutte le sue varie ramificazioni), Alimentazione, Cosmetica, questi sono solamente alcuni dei settori che devono tantissimo all’avvento della nanotecnologia, e tutti si sono sviluppati rapidamente aggiornandosi e perfezionandosi grazie ad essa. Sono pochissimi i settori in cui la nanotecnologia non ha preso completamente il sopravvento su tecnologie più antiquate, e se è così un motivo ci sarà pure, ma forse non lo capiremo mai.

La nanotecnologia ha oltretutto contribuito a migliorare le condizioni di vivibilità dell’uomo, offrendo soluzioni in molti casi anche ecosostenibili e meno invasive nei confronti dell’ambiente; si pensi a tal proposito, giusto per fare un esempio, ai filtri nanoporosi presenti ormai su tutti i veicoli con motore a scoppio, grazie ai quali le emissioni di sostanze inquinanti sono state enormemente ridotte, per la gioia dei nostri polmoni.